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Mamma scopre i suoi segreti raccontati a Suor Teresa


di geppettino2003
22.11.2012    |    31.578    |    1 9.5
"Senza controllo la mia mano, lenta, si sposta sul suo nudo petto..."
Venerdì 22 giugno 2002 - ore 21,45 -

Sul giro d’oro alla mia caviglia sinistra, timide dita seguono il contorno di una sottile frivola catenina. La testa sul mio grembo le sue dita sfiorano affusolate gambe carezzando, a fil di pelle, velatissime calze. Leggeri tocchi che mi sono sempre piaciuti.
Un innocente gioco che rasserenandomi danno piacere anche a lui.
Sin da bambino si assopiva con il capo sulle mie raccolte gambe giocando con le delicate trame delle mie preziose calze. Lunghi minuti di piacevoli contatti. Carezze superficiali ed intense. Tocchi innocenti e delicati che, pian piano, lo accompagnavano ad assopirsi trasformando la vivacità adolescenziale in un profondo sonno ristoratore.
Quest’anno mi sono mancati i suoi vezzeggiamenti così come, sono certa, sono mancati tanto anche al mio bambino.
Ma è stato necessario il traumatico distacco!
Un anno lontano da me che spero abbia raffreddato quei suoi ultimi istinti che, mio malgrado, e senza volerlo, ho fatto nascere. Memore di ciò che la mia debolezza di donna ha prodotto, gli ho negato l’opportunità che si potessero ripetere morbose occasioni. Con la paura di non poter controllare i miei istinti di femmina e, contestualmente, di non saper gestire le innocenti fantasie di un ragazzino che stava crescendo, ho deciso di mandarlo un anno al seminario. La scusa - per stare così più vicino al tuo papà. Quel suo nuovo incarico lo porta a stare fuori per lunghi periodi e questo non riesco sopportarlo. Cerca di capirmi non posso lasciarlo solo -
Mi riconosco una certa colpa. Ma lui non è stato certo esente da diretta responsabilità!
Forzatamente ho dovuto maturare questa decisione, dopo che mi ha visto gioire, partecipe della lingua del suo papà tra l’intimo incrocio delle mie lunghe gambe. Gemevo permettendogli di godere, sfacciato, davanti a me. Con il forte rischio che se ne accorgerse il padre.
Quella sua oscena sfrontatezza avrebbe potuto generare ulteriori morbose situazioni sicuramente al limite del mio possibile controllo. Atteggiamenti che potendo immaginare come donna, dovevo rifiutare come mamma. Il suo fare stava diventando sfacciato, al limite di una conclamata adolescenziale indecenza. Quel giorno ho letto nei suoi occhi l’altissima perversa voglia di un desiderio impossibile. E nel suo comportamento vi era la più palese conferma.
Avevo, quindi, bisogno di tempo per riflettere. E dovevo farla sola consapevole che avrebbe sicuramente ricercato altre occasioni per ripetere, magari amplificandole, le sue mirate volgarità.
È stato necessario privarlo di ogni possibile opportunità con la certezza di una mia quasi certa debolezza.
L’unica ragione che lo ha convinto a partire è stata quella che Suor Teresa sarebbe stata una delle sue docenti (certamente, allora a mia insaputa, lo zampino della religiosa nella mia decisione c’è stato).
Un anno dove la sofferenza per la sua assenza è stato ripagato solo dal fatto che ciò mi ha consentito di dare libero sfogo ad uno sfrenato bisogno di cazzo. Un anno dove ho potuto gestire, liberamente, i segnali che provenivano da un corpo in continuo fermento.
In questo anno non è mai tornato a casa. Eravamo noi che una volta al mese andavamo a trovarlo. Poche sono state, quindi, le occasioni perché potessi sincerarmi del suo riacquistato controllo ormonale.
Sento adesso il dovere di recuperare!

Sono tornata a casa due giorni fa, perché il mio bambino oggi sarebbe rientrato da un anno di vita di forzata clausura. Suo padre tornerà solo il prossimo fine settimana. Saremo soli a casa!
Lo ha accompagnato a casa Suor Teresa. È stato un viaggio allucinante oltre quattro ore per percorrere la tratta che dal Pollino porta in riva allo stretto. Chissà se finiranno mai questi benedetti lavori di ammodernamento.
Appena arrivato ho ritenuto necessario dover parlare subito con Suor Teresa. Avevo diverse cose da chiederle e… da chiarire. Una lunga chiacchierata che mi ha, anche, offerto l’opportunità di ammirare, con particolare interesse, la aggraziata figura che si nasconde sotto la sua religiosa veste. Una corda cinge fianchi ben modellati, un petto gonfio e, sicuramente, ancora sodo ed il fondoschiena ben disegnato che solo per la larghezza del saio non è bene in risalto.
Lui, stanco, si è chiuso nella sua cameretta dove ha passato l’intera giornata.
Ed ora, dopo cena, è steso sul divano a fare zapping. Lo guardo, solo un pantaloncino addosso e a petto nudo prendo atto che è bastato un anno per trasformare il corpo di un bambino in quella delle fattezze di un gran bel maschione.

- Mamma mi sei molto mancata… sei bellissima – l’innocente confessione del mio bambino - tesoro anche a me …e tanto - nella mia risposta vi è qualcosa di più del semplice conforto di madre. - … spesso ti ho sognata e Suor Teresa poi mi è stata sempre molto vicina. Non mi ha fatto mancare niente… si è sostituita a te….- nei suoi occhi il preludio di una confessione - …sono contenta…ma sai la mamma è sempre la mamma…- nel mio sguardo vi è più dell’amorevole affetto di una mamma. Ma è un mio contemporaneo pensiero che, pur non volendo, accompagna una intensa scossa che percorre l’intero mio corpo: Chissà se mi avrà sognato intenta in quei miei giochini con il suo papà a cui, inconsapevole, ha assistito e che ha, innocentemente, raccontato a Suor Teresa. OH MAMMA MIA E SEI NEI SUOI SOGNI ERA LUI L’ATTORE PROINCIPALE!
Riflessione che collego a ciò di cui ho preso atto stamattina. Si perché sistemando la sua stanzetta, dietro la collezione dei suoi Topolino, mi è capitato tra le mani quel suo quadernino che gelosamente custodiva andando al catechismo.
Nelle prime pagine ho letto gli innocenti pensieri, e i fanciulleschi interrogativi, di un bambino che scopre di avere una mamma che ama, e sa come farsi amare. Il rientro a casa del suo papà stimolava le voglie di una donna sola. Una calda amante in pena per la mancanza di un intenso contatto. Una disponibile femmina che spaziava per lunghe notti sola in un letto alla ricerca di un vigoroso abbraccio e che doveva, forzatamente, approfittare delle intriganti occasioni.
Opportunità limitate a poche ore rispetto ad un bisogno di sesso sempre presente.

Però che idea Suor Teresa e che intraprendenza!.........

Certo avrei dovuto prestare più attenzione quel giorno in cucina. Farmi selvaggiamente sbattere da suo padre pur consapevole della presenza del mio bambino in casa è stato un errore. Così come non avrei dovuto cedere quel pomeriggio in bagno. Avrei dovuto anteporre il mio essere mamma a quello di femmina in calore. Ma quel giorno il mio sconforto era tanto per come intensa era il mio bisogno di godere. Vederlo imbambolato davanti a me con quel suo pisellino in splendido tiro mi ha sconvolta. Non mi aspettavo, certo, quei suoi spruzzi di un primo, incontrollabile, piacere. Sono rimasta sorpresa e compiaciuta.
È stato solo un momento. Un fare naturale, spontaneo e non sono riuscita a fermare la mia avida lingua! Quel suo intimo sapore mi ha accompagnato per lungo tempo.

Tra le pagine del quadernino anche una mia foto. Un mio primo piano del giorno della sua prima comunione. Quel mio vestitino rosso. Forse un po’ osè che, però, mi stava veramente bene. Ma era una buona occasione per indossarlo. Un regalo del suo papà, e quale migliore chance per ringraziarlo del gentile pensiero. L’ho indossato certamente con un secondo fine. Quello di arrapare il mio uomo preparandolo per una notte di altissimo piacere.
Non pensavo di suscitare, però nel mio bambino corposi effetti di cui ho preso atto accompagnandolo all’altare. Anche il mio figliolo ha apprezzato, e come, la sua mammina.
Una foto che mi sono accorta essere raggrinzita e macchiata. Prenderne atto mi ha intimamente turbata!
Sconvolta ho poi cominciato a leggere della sua prima esperienza: avevo ragione Suor Teresa doveva nascondere qualcosa. E quel qualcosa è il mio stesso desiderio. Voglia di una gran bella verga sempre tesa e dura pronta a soddisfare le voglie, ed i capricci, di una caldissima amante.
Ricordo come fosse oggi le parole di Suor Teresa nel giorno della sua prima comunione: - è proprio un bravo ragazzo, sveglio, ben dotato, molto fantasioso, esuberante ed intraprendente, mi dispiacerebbe perderlo. Vorrei poterlo rivedere per stargli vicino ed aiutarlo a crescere insegnandogli anche molto altre cose….della vita…-
Ricordo anche la mia immediata riflessione: Suor Teresa aveva preso a ben volere il mio ragazzo. Forse anche per quelle parole l’ho lasciato andare contenta, e senza alcuna preoccupazione, per la sua prima esperienza fuori casa.
Dieci giorni al campo estivo.
Dieci giorni che ho dedicato interamente, con il corpo e la mente, al suo papà rientrato per un limitato periodo di ferie. Dieci giorni che, sono certa, gli sono serviti, grazie a Suor Teresa, a capire la natura di quei miei intimi giochini che tanto lo incuriosivano. Ora sarà ben consapevole che la sua mammina ha forte il desiderio di amore. Un amore particolare all’insegna della provocazione e della più intrigante trasgressione. La sua mamma è una donna con un corpo che invoca passione succube di pensieri lussuriosi. Ed il suo papà riesce bene a soddisfare questo irrefrenabile mio bisogno.
Aver assistito ai nostri momenti di intimità ha stimolato la sua fantasia. Trascriverli inizialmente gli sarà sembrato un innocente gioco, fatto per un ingenuo regalo da farmi. Ma i suoi scritti hanno invece prodotto ben altro. Ha stimolato mai sopite voglie di Suor Teresa che, grazie ai suoi racconti, si è offerta come donna matura ed ….anche esperta.
Ha praticamente scoperto che quel suo bel pisellone non serve solo a fare la pipì!
Chissà cosa avrà fatto in quei dieci giorni passati in montagna presso il seminario della parrocchia. Esperienze che, nel farlo crescere, hanno materializzato un crescente, ed assurdo, desiderio che, tornato a casa, ha subito tentato di dimostrarmi, provando a fare qualcosa per soddisfare la sua perversa fantasia ed il suo crescente, morboso, desiderio. Mi sono accorta che in soli dieci giorni l’uccello gli era diventato più lungo e grosso.
Ha sperato, credo, ardentemente che si ripetesse quel momento sotto la doccia. Devo essere sincera qualora l’occasione si fosse presentata non sarei stata capace di restarne inerme!

E l’occasione, per un assurdo caso del destino, gliela ha offerta il suo papà!

Quel giorno al mare, di un anno fa. Oggi mi rimprovero per un qualcosa che non sono riuscita a contrastare. Ho sbagliato ma cosa avrei potuto fare. Rendere palese la sua presenza a suo padre. Chissà quale reazione avrebbe potuto avere. Certamente spiacevole. Ho preferito subire la sua presenza.
La lingua del mio uomo tra le gambe a darmi piacere ed il cazzo di mio figlio che schizzando la sua assurda eccitazione mi ha accompagnato verso uno splendido orgasmo!
Ero sconvolta ed ho spesso ripensato a quanto accaduto. Dovrei condannarmi per non essere riuscita a scacciare pensieri sporchi.

Era oltre un mese che eravamo nel nostro residence al mare. Una autonoma villetta all’interno di un complesso turistico dove tra animazione, giochi, spettacoli, e tanto mare, io e il mio puledrino stavamo passando la nostra estate. Quel giorno il suo papà ci aveva raggiunto per il fine settimana.
Ero, inevitabilmente particolarmente contenta. Subito ho assaporato come sarebbe stato capace di farmi recuperare oltre un mese di forzata astinenza. L’indomani ho dato sfoggio a quella mia particolare indole, indossando un costumino particolarmente provocante che il papà ha notevolmente apprezzato. Per tutto il mese ho indossato costumi interi e particolarmente anonimi, per evitare di offrire al piccolo stallone alcuna possibilità di perniciose fantasie.
Sotto l’ombrellone ogni sguardo del mio uomo, ogni suo atteggiamento, anche il più innocente, prefigurava una lussuriosa voglia di possedermi.
Ho notato lo stare costantemente in acqua del mio bambino. Mai ci ha perso di vista inibendo ogni mia intenzione scopareccia. Ho voluto fare un lungo giro con il pattino, e lui con la tavola del surf veleggiavo a poca distanza da noi. Ci siamo spostati per andare al bar, e lui sempre presente.
Ma all’ora di pranzo l’idea - tesoro comincia ad andare al ristorante io e papà ti raggiungiamo tra qualche minuto ho necessità di cambiare il costume - una richiesta che riconosco era più di un invito formulato con l’intenzione di ricucirmi un primo intimo momento con il mio uomo. Stavo perseguendo una mia particolare strategia per calmare un ardente desiderio.
Nemmeno chiusa la porta della camera, ho incollato carnose labbra a quelle del mio uomo. Un bacio intenso. Le lingue si sono intrecciate plastiche e nervose. Spudoratamente eccitata gemevo mentre con le mani tastavo la corposità di un bel muscolo già in forte tensione - ho voglia di te…fammi godere… mi sei mancato, adesso scopami - Convinta di essere sola non avevo più limiti alla decenza - abbiamo solo pochi minuti - - allora leccami, sono tutta bagnata, voglio venire - - sei una gran troia - Anche in lui era altissima la voglia di scoparmi.
La schiena appoggiata alla parete e suo padre inginocchiato davanti a me lasciava scivolare lentamente dalle mie gambe quel mio striminzito costume. - hai visto come ti guardavano in spiaggia, chissà quali sporchi pensieri ti avrà dedicato quel ragazzotto al bar - - quello potrà solo consumarselo con la mano non credo proprio sia all’altezza di farmi godere – ero proprio sfrontata! - si hai ragione davanti ad un bel femminone quello sarebbe venuto senza nemmeno toccarti - e lui non era da meno. Ridevo mentre svergognata allargavo oscena le gambe. - Che bello hai accorciato i ciuffetti della passerina - ho lasciati solo un piccolo accenno di peletti neri e corti corti come sempre mi hai chiesto - Nessun pudore accompagnava i nostri rispettivi intendimenti!

È stato quello il momento ho scorto mio figlio che, alle spalle del suo papà, nascosto dietro la porta della mia camera, seguiva una plastica lingua picchiettare sullo spacchetto bagnato del mio intimo. Confesso ero in paradiso. Mi ero privata del succinto reggiseno e le dita strizzavano forte i gonfi capezzoli così tanto che mi stavo facendo male.
Il maiale era talmente eccitato che nessuno poteva impedirgli di stringere tra le mani un pisellone repentinamente cresciuto che tosto svettava imperioso a pochi metri da me. E sfacciato lo ha fatto! La mano tirava molto lentamente, scorreva sul grosso uccello seguendo il ritmo dei miei profondi respiri. Guardandomi intensamente manifestava, porco, la sua altissima eccitazione.
Insolente non stava preoccupandosi della presenza di suo padre, o forse, quella presenza nemmeno gli interessava. I miei occhi immediatamente hanno abbandonato l’espressione del piacere per assumere quello della angoscia. Il suo papà non accennava a smettere di leccarmi e lui di menare sfrontato su quel duro uccello. Spudorato senza alcuna vergogna, incurante della presenza di suo padre, con quel grosso uccello stretto in una mano voleva che guardassi come la sua mamma lo aveva eccitato e come lui stava dedicandomi il suo altissimo piacere.
- Sei…veramente …una gran troia …mi fai arrapare come un ragazzo di primo pelo… - anche il padre era eccitato.
I nostri occhi si sono incrociati più volte. Nei miei il forte invito a che lui andassi via, nei suoi l’altissima voglia di godere assieme a me. Ed ha avuto il sopravvento!
Un mio dito tra le labbra a supplicare il suo silenzio mentre, contemporaneamente, per una strana forma di complicità, ho stretto tra le cosce la testa di suo padre che continuava a leccare freneticamente una fica pervasa di caldi umori.
- si leccami ancora… fammi godere… ti prego…non fermarti – incitavo il mio uomo - …. mi fai impazzire quando fai la puttana – e lui ne era contento. Con mio figlio che, davanti a me, sprezzante tirava su di un grosso cazzo con inaudita foga. - Ancora… non ti fermare…oooohhhh….è bellissimo… - sempre più sfacciata. La sua presenza avrebbe dovuto inibirmi. Ma così non è stato!
Quel dito dalle labbra mi è scivolato lentamente in bocca e la lingua ne ha cominciato a percorrere, morbosa, il contorno. (in quest’anno ho preso atto che avrei desiderato succhiare quel suo bel cazzo!)
- mi stai facendo venire… si vengo… eccomi…- Stavo godendo, con fremiti intensi che mai aveva avuto! -…sssiiiii…….mmhhhh…...vengo……… è….bellissimo…. metti la punta dentro….. succhiami…. oohhmm…..-
Dio che piacere!
Anche quel porco del mio ragazzo ha goduto schizzando il suo piacere tra le mani con il rischio che il suo papà si accorgesse della sua presenza. Ormai gli ero complice tenendo ancora più forte la testa del suo papà tra le gambe, esclusivamente per consentirgli di godere dello spettacolo che gli stavo offrendo.
MI RICONOSCO DI ESSERE STATA UNA GRAN MAIALA!
Per quanto successo avrei dovuto fargli una sonora ramanzina ma aldilà di occhiatacce di sicura rabbia nulla è successo. E nulla ho fatto in seguito se non vigliaccamente mandarlo in seminario. Ma quel momento mi ha accompagnato per tutto questo anno.

Ora con le sue dita tra le mie gambe prendo atto che in questo anno inutili sono stati i tentativi a scacciare dalla mia mente quanto accaduto. Da allora, confesso, ho goduto dell’amore del mio uomo con il cazzo di mio figlio in testa.
Con la mia comoda gonna e la candida camicetta, dal cui candore traspare l’accattivante disegno di un intrigante seno, mi godo le sue carezze. Cerco nei suoi occhi una espressione qualsiasi che mi conforti, leggo, invece, qualcosa di più. Sembra appisolato mentre le sue dita sfiorano la mia pelle. Sarà forse la mia posizione che favorisce la sua mano a risalire lentamente ben oltre il ginocchio e sostare intrigante tra le cosce. D’impulso stringo la sua mano tra le gambe. Mugugna come se il mio movimento lo avesse infastidendo. Reagisco rilasciando naturalmente le cosce.
Pochi secondi e le dita riprendono a sfiorare la pelle. Dal polpaccio risalgono di nuovo sul ginocchio. Mentre sospira come se fosse contento della riconquista. Sussulto! Ma è solo un attimo. Il contatto, non certamente innocente, mi turba. Forse l’ho svegliato dal suo torpore. Non volevo. Cambio posizione. Anche lui si adegua alla mia.
Non so perché ma rilascio istintivamente ancor di più le cosce. Ed il suo respiro cresce di intensità.
Senza controllo la mia mano, lenta, si sposta sul suo nudo petto. Ne segue il ritmico, e ripetuto, gonfiarsi. Le dita spaziano, giocano innocenti con i capezzoli di un muscoloso torace. Sono delicata nelle mie carezze. Gli piace il tenue contatto delle mie dita. Respira profondamente mentre tra le dita stringo delicatamente un suo capezzolo.
Non so se è il suo respiro a riscaldarmi il corpo o è il piacere di un gradevole contatto.
Il suo capo tra le mie gambe con l’esile tessuto della gonna che mi restituisce l’intenso calore del suo respiro. Un respiro che sento farsi intenso e profondo con il calore che si diffonde caldo tra le gambe. È un anelito caldo che risale, infido, tutto il corpo! Cerco di spostare il suo capo ma non voglio svegliarlo di nuovo. E le dita riprendono il loro vezzeggiarmi! Un fremito percorre la mia schiena mentre lente risalgono tra le cosce oltrepassando ciò che è lecito. Le dita giocano con il bordo scuro delle calze e la fresca pelle che lascia scoperta. Movimenti che sono diventati arditi.
È la ragione che mi obbliga a sollevarmi un po’. L’intenzione di allontanare quelle dita da un punto di non ritorno. Lo scuoto delicatamente ma non risponde. Continua!
Cresce una convinzione: I suoi non sono più quegli innocenti movimenti oggi non lo sono per niente. Il suo è un fare audace. Da bambino non c’era malizia ma ora sento che è diverso, ed io non so che fare. Il calore continua a diffondersi sul mio corpo. Ed è un calore infido che lascia poco spazio alla ragione.
La mano spazia sul mio fianco. Un dito percorre il bordo di uno slip che dall’inguine lo invita sin quasi a sfiorare il solco di un fondoschiena che tanti apprezzano nel mio plastico ed innocente ancheggiare. La mia di mano spazia sul suo addome. A palmo aperto riprende ad accarezzarlo. Deve essere piacevole il piacere del mio contatto. Le affusolate unghie seguono un petto che continua a gonfiarsi. – Tesoro… - - mamma…. - Un suo movimento, la necessità di cambiare posizione, e la mia mano sfiora, innocente, il suo bacino. È solo un attimo. Un lunghissimo attimo. Ritiro la mano turbata. Blocco la mia azione per un istante. Nel suo sguardo l’implorazione a non fermarmi. Nel mio la certezza di essere su di un baratro!
Riprendo a riscaldare il suo petto, mentre il suo dito sfiora per la prima volta un intimo caldo.
Sono ormai certa di quale è la precisa strategia che sta perseguendo.
Anche il mio respiro cresce di intensità. Vorrei alzarmi ma non ci riesco. Quel dito comincia a farmi fremere mentre, lentissimo, cerca il torpore di un contatto. Un dito che si irrigidisce al contatto con i piccoli ciuffetti di un intimo diventato caldissimo e non solo del suo respiro.
Vorrei reagire! Ma un mio sussulto incentiva quelle infide dita a risalire di quel tanto che gli consente di sfiorare intime labbra sulle quali è sparso il calore della mia spudorata eccitazione.
Contemporaneamente la sua mano avvolge la mia, la stringe delicatamente, e la accompagna lentamente verso un pericoloso contatto. È debole la mia resistenza sopraffatta da quel dito che lambisce sfacciate umide labbra. Le labbra ben strette tra i denti strozzano un gemito. Ma nulla posso fare per trattenere un intenso fremito che scuote il mio corpo.
La mia mano non accetta il condizionamento che la ragione inutilmente tenta di trasferirle. Tento senza forza di sottrarmi ad una azione che so essere sbagliata. Ma è forte la sua presa. Ed è debole la mia resistenza. In lui non c’è violenza, è la voglia di me che leggo nei suoi occhi!
Le labbra rinsecchite con il mio respiro che si è fatto pesante, socchiudo gli occhi e, lentamente la mano subdola supera il bordo del suo pantaloncino. È spudoratamente eccitato! L’assurdo contatto mi elettrizza, e quel suo palpitare nervoso si unisce ai tremori del mio corpo. So di sbagliare ma non riesco ad impormi di smetterla. Ho allargato ancor di più le gambe e con il busto sono io a cercare l’intimo contatto. Muovo il corpo che accompagna la sua mano, così come anche lui, impercettibilmente, ondula ritmico il suo bacino. Movimenti sincroni dettati da uno stesso perverso fine.
Un silenzio irreale ci è complice. Il pudore non ci appartiene più.
Stende lentamente le gambe. E’ devastante la visione di un cazzo enorme duro e teso completamente nudo. Adesso mi è più facile accarezzarlo. Coccolo qualcosa che mi appartiene. Gemo stringendo fortissimamente le labbra mentre lui sussulta al delicato contatto di una mano unica padrona del suo intimo. Il mio corpo si abbandona. Il nodo della camicetta si è sciolto ed un nudo seno sfiora intrigante le sue labbra. La sua timida la lingua assapora la corposità di turgidi capezzoli che il mio corpo spinge in una famelica bocca, mentre quel suo dito mi possiede. Lentamente scivola tra umide labbra. Stavolta il mio gemito è palese. Dio come è eccitante!
Mi è dentro e nello stesso momento che stringo tra le mani dolcemente la sua eccitazione.
Gli appartengo così come lui appartiene a me!
- tesoro mi stai facendo venire….bambino mio…….- sussurro il mio piacere - anche tu mamma…ti prego…. continua…- mentre, solo per un attimo, prende la mia mano la porta alla sua bocca la cosparge della sua saliva e la riporta immediatamente al perverso contatto.
La mano scivola sulla sua eccitazione.
Godo di un piacere immenso e contemporaneamente muovo molto lentamente la mia mano su di un cazzo che palpita nervoso stretto in una mia mano.
Dio come è bello!
La ragione ha abbandonato il mio corpo e l’eccitazione guida il suo dito - ooohhmmmmm….- È intenso il calore che si sparge tra le mie gambe - … mmmmmhhhh…mamma - così come intenso è il piacere che semino sul suo corpo.
Non ho più decenza. La mente ha abbandonato la ragione e mi accompagna a scivolare lentamente sul suo corpo. Il mio viso sparge il suo seme sul suo petto, la lingua ne assapora il calore, ne gusta il sapore, e la bocca si gonfia della sua perversione passione. La posizione assunta permette alla sua timida lingua di insinuarsi, lenta, tra le mie caldissime labbra, la punta cerca l’apice della mia eccitazione. La trova, la succhia.
Io non ho ancora smesso di godere. -…..hhhhhhmmm…….- godo ancora del suo uccello in bocca, la lingua ne accarezza la punta, spompino un cazzo che non intende perdere la sua turgida potenza. Succhio avida con altissima la voglia di essere selvaggiamente sbattuta.

Solo dopo gli dirò che ho invitato per domani Suor Teresa a casa. Stamattina la nostra chiacchierata si è svolta con quel suo quadernino nero che, volutamente, ho lasciato bene in vista sulla credenza in soggiorno. Credo proprio se ne sia accorta perché nel salutarci il suo sorriso aveva un che di ambiguo………….


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